Carissimi,
alcuni giorni fa è venuto a mancare Carlo Cis, figlio di zia Valeria e nostro secondo cugino (zia Valeria era una prima cugina della nonna Elda).
Carlo era medico otorino, lavorava e viveva a Varese; persona generosa, disponibile e colta, legato alla Valle di Ledro alla quale ha dedicato numerosi libri sulla sua storia.
Carlo era molto legato a Emiliana, Enzo Marta e Marco avendo condiviso con loro, tra le altre cose, giochi e avventure nel periodo passato a Molina negli ultimi anni della 2a guerra mondiale.
Noi “piccole” (Giovanna, M.Silvia ed io) ammiravamo Carlo come cugino ideale.
Voglio condividere con voi questo ricordo anche perchè Carlo considerava la nonna Elda una seconda mamma.
Carlo mi scriveva tempo fa a proposito del legame tra nonna Elda e zia Valeria:
Chi trova un amico, si legge nella Bibbia, ha trovato un tesoro. Questo aforisma biblico è interpretato mirabilmente da Elda e Valeria; uno scambio sereno di dare e di avere, il percepire una consonanza che si trasforma in armonia, ingredienti questi necessari per rinsaldare ancor più un legame pur su due strade che sono e devono restare diverse.L’amicizia non è cosa che si possa trovare all’angolo della strada. L’amicizia di questo genere è una conquista difficile che va coltivata giorno per giorno. Non basta essere d’accordo su alcuni aspetti della vita quotidiana, ma essere disponibile nell’aiutarsi nei momenti difficili della propria vita. Ed è ciò che riuscirono a realizzare Elda e Valeria.
Ma in questo meraviglioso se pur singolare rapporto emerge qualcosa di più: il valore di aver trasmesso questo tesoro anche ai propri discendenti, perché, col passare degli anni, non venga meno il piacere di risentirsi e del riconoscersi partecipi di un mondo, che se pur lontano, ancora ci appartiene.
Con affetto zia Camilla
Luglio 2016
Pescara 6 luglio 2016
Cara Alberta,
scusa la carta uso bollo, è quella che maggiormente invade la mia casa e più di ogni altra si adatta a un modesto scrivere alla mia età.
Sono ancora dolorosamente colpita dalla morte di Carlo, io stavo scrivendo per dirgli il mio rincrescimento per il decesso della moglie.
Carlo era tra le poche persone scolpite nella mia memoria e nel mio cuore per avere allietato un periodo terribile, quello dell’ultima fase della seconda guerra mondiale, la vita e le avventure delle nostre famiglie sfollate a Molina.
Tu eri piccolissima, non camminavi; Carlo ti portava con sè nei luoghi delle nostre fantasie piene di spirito di avventura, e principalmente nelle ‘matunère”. Erano in quella zona che ospitava in alto la falegnameria del mio nonno Germano (la cui moglie, nonna Giuditta, era sorella della tua nonna materna vittima della Grande Guerra) e più sotto un insieme di fossi, di buche che sprofondavano nel letto del ruscello che sbucava tra forre e canali. Io scendevo per prima, e ti accoglievo piangente tutt’una con il carrozzino dove Carlo ti aveva ben legata per evitare infortuni, consolandoti con un pezzo di salsiccia o altro sottratto alle scarse provviste del tempo.
Dopo di allora, i comuni ricordi diradano paurosamente. Dopo la licenza liceale, io dovetti subito cominciare a lavorare per la mia famiglia, con papà che dopo la guerra non è mai stato bene. Rare e fuggenti scappate a Molina, Carlo non l’ho visto più. Solo una volta a Pescara quando venne per un congresso medico, ed io lo accompagnai all’aeroporto insieme a mio marito e a mio figlio che poteva avere 2-3 anni (ora ne ha 52).
Un fratello è cosa preziosa, per una sorella. A maggior ragione se il fratello è un buono, un generoso, un amico anche per noi Zecchini. Per questo ti ho annoiato con i miei ricordi, che ti prego di trasferire a Rosanna.
Penso sempre a Carlo con l’amore che si è sempre meritato.
Affettuosamente
Emiliana
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